875ché il resto è suo: condurre costui ci fu imposto dal Nume;
e turpe è menar vanto, mentendo, di gesta incompiute. coro Antistrofe
Ma vedrà tutte queste cose un Dio.
Tu, quanto al chieder mio,
a bassa voce, a bassa voce parlami: 880ché degl’infermi, o figlio,
ben lieve è il sonno; e il ciglio intorno gira
vigile, e tutto mira.
Or, quanto puoi profondamente medita,
nascostamente, quello 885che opportuno piú giudichi.
Tu sai di che favello:
se per costui la stessa idea tu serbi,
anche pei savii son travagli acerbi.
Epodo
Il vento, o figlio, spira il vento prospero. 890E senza aiuto né visivo acume
giace costui, né piú gli fulge lume;
ché del sonno, al meriggio, è greve il peso;
e sembra un uom già nell’Averno sceso.
Ma vedi se opportuno è ciò che mediti: 895per ciò ch’io sappia, d’ogni impresa, o figlio,
ottima è quella ch’à men di periglio.