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146 SOFOCLE 483-504

non amerò simili genti. A me
Sciro pietrosa d’ora innanzi basti,
485si ch’io mi goda la mia casa. Ed ora
torno alla nave. O figlio di Peante,
a te salute, a te salute, quanto
l’augurio vale: dal tuo morbo, come
tu pur lo brami, i Dèmoni t’affranchino.
490E noi, moviamo: come il Nume prospera
ci dia la brezza, scioglieremo i lini.
filottete
Figlio, partite già?
neottolemo
                                      Spiare il vento
da vicino conviene, e non da lungi.
filottete
Pel padre tuo, per la tua madre, o figlio,
495per quanto altro di caro in casa hai tu,
supplice io ti scongiuro, abbandonato,
solo non mi lasciar fra questi mali
fra cui ti dissi ch’io vivo, e che vedi.
Prendi anche me, per giunta. Oh, lo so bene,
500trasportar me non è piccol fastidio;
ma, tuttavia, sopportalo. Odïosa
sembra ogni opera bassa ai generosi,
gloriosa ogni buona. E tu, non piccolo
biasimo, o figlio, avrai, se tu rifiuti,