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coro
Da quale mano fu trafitto, misero?
tecmessa
Di propria mano: al suol confitta, questa
spada su cui piombò, chiaro l’attesta.
coro
Deh, mia sventura, deh fiero tuo scempio,
senza d’amici riparo!
Né cura io m’ebbi di farti custodia,
stolido in tutto, ignaro!
Dove il misero, dove il duro Aiace
— infausto nome! — or giace?
tecmessa
È vederlo un orror; ma io, con questo
manto lo avvolgerò da capo a piedi,
lo coprirò: ché niun di quanti l’amano
lo potrebbe mirar, com’egli soffia
fuor dalle nari e dall’aperta piaga
il negro sangue della propria strage.
Ahi, che farò? Chi ti raccoglierà
degli amici? Dov’è Teucro? Deh, come
giungerebbe in buon punto, ov’ei giungesse,
per seppellire il suo fratello! Oh Aiace,
quale tu fosti, e la tua sorte quale,
se fin dei tuoi nemici il pianto provochi!