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274 EURIPIDE


sileno
Al Ciclope.

Ascolta un mio consiglio. Della carne
Di costui, non lasciarne un solo briciolo:
ché se ingolli la lingua, diverrai
tutto lingua, o Ciclope, e tutto spirito.

ciclope

Il dio di chi capisce, ometto mio,
sono i quattrini: tutto quanto il resto
sono fanfaronate e belle frasi.
Tanti saluti ai promontorî dove
mio padre ha i tempî: a che li tiri in ballo?
Io, forestiere mio, non ho paura
del fulmine di Giove; e non capisco
perché mai Giove sia piú dio di me.
Del resto, poi, non me ne importa nulla.
E sai perché? Perché, quando l’amico
di lassú versa pioggia, io sto al riparo
in questa grotta: e lí, pappando qualche
vitello arrosto, e qualche buon boccone
di selvaggina, mi consolo il buzzo,
a pancia all’aria; e poi ci bevo sopra
una secchia di latte, e avvento peti,
e coi miei tuoni tengo testa a Giove.
Quando poi versa neve il tracio Borea,
m’avvolgo in buone pelli, e attizzo il fuoco,
e della neve me n’infischio tanto.
E la terra, volere o non volere,
produce l’erba, e ingrassa le mie greggi;
ed io non le sacrifico a nessuno,