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IL CICLOPE 247

glio, dove brillano e olezzano uno accanto all’altro il cardo e la pervinca, il pugnitopo e l’albaspina. Ma quel fresco disordine riesce assai piú gradito di qualsiasi composizione geometrica.

E in questo miscuglio sono sparite, come già nell’Alcesti, tutte le ibridità che, in misura piú o meno sensibile, si insinuano in quasi in ogni altro dramma d’Euripide, anche nei capolavori.

Ed è questa la ragione principale per cui le avventure del monocolo pastore etnese, esposte da Euripide, esercitano ancora tanto fascino sui nostri modernissimi spiriti.