Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VII.djvu/249

246 EURIPIDE


E, crescendo l’entusiasmo1:

Sopra questa bottiglia io giuro súbito
d’esserti fido suddito: perché
non è cosa mortal questo licore.

Sembra di leggere la scena fra il Ciclope e Sileno.

Ma, al pari dei Satiri, anche Caliban sente profondamente l’incanto della campagna, e lo esprime con immagini e versi pieni di colore e di freschezza incantevoli:

Fa’ ch’io ti guidi dove le melúggini
crescono fitte: con l’unghie mie lunghe
per te rizòmi scaverò: di gracci
voglio indicarti un nido, ammaestrarti
a insidiare l’agil marmottino:
poi vo’ recarti ai grappoli fioriti
dell’avellana, e sniderò per te
dalla rupe gabbiani: andiamo, dunque.

La concezione di Shakespeare è, certo, indipendente. E se può valere come una delle mille testimonianze del suo genio, può anche dimostrare, per riflesso, la modernità del genio di Euripide.

Su questi quattro «caratteri», il primitivo brutale e grossamente razionale, il primitivo sensibile e poetico, il buffonesco, e il puro eroico, è fondata l’architettura del Ciclope, agile, quasi vegetale. I loro sviluppi, rami e ramicelli molteplici e floridi, s’intrecciano vaghi e bizzarri, con varissimi effetti di contrasti, e formano quasi un fitto fragrante cespu-

  1. Il passo che segue nel testo è in prosa. Ma comincia con andamento di verso; e credo che originariamente fosse in versi.