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IL CICLOPE 243


tante fanfaronate, trovano mille spedienti per non prender parte al pericoloso giochetto che doveva costar la pupilla al Ciclope. In un altro lavoro, un satiro mandava accidenti ad Ercole, e minacciava mari e monti; ma al primo avvicinarsi dell’eroe si dava alla fuga (Aristide, 46, 2, 310). E assai spesso l'intero coro dové compiere la brillante manovra che vediamo in una vivace rappresentazione ceramica (Fig. 4). Fig. 4 - Coro di satiri spaventati.

Della salacia, superfluo parlarne. Molti brani del Ciclope, la scena delle sofoclee Nozze di Elena, in cui i satiri tentavano di mettere in pratica quanto vagheggiano nel Ciclope, il vaso di Brygos, ed altri affini parlano abbastanza chiaro.

E cosí, senza andar piú per le lunghe, è da farsa il cantar canzoncine popolari, come fanno i satirelli all’arrivo del Ciclope ubriaco; e il frigido scherzar sulle parole, che giunge al culmine quando il Ciclope impone ai satiri di guardare in su, cioè di guardarlo in faccia, e quelli si mettono addirittura a contemplare il cielo. Insomma. se da un lato il dramma satiresco si manteneva al livello eroico, dall’altro discendeva sino alla farsaccia da piazza. E in questo miscuglio consisteva certo una delle sue principali caratteristiche.