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ANDROMACA 7


Fa davvero pensare al gracioso d’una commedia di Juan de Alarcon; il quale, quando vede il suo padrone impegnato con un fiero nemico in duello mortale, si allontana esclamando:

Perdio, tirano alla pelle!
Vado in fretta a confessarmi,
e a morir volo con te.

Diciamo dunque, che, poiché Euripide voleva dipingere un personaggio odioso, ha raggiunto perfettamente il suo scopo. Però, come altra volta ho già rilevato, queste assolute perfidie, senza alcun raggio di luce, non conseguono, nel mondo scenico, né gran credito né grand’effetto. E i personaggi che ne sono esponenti, divengono tipi, e, in definitiva, fantocci. Questo Menelao è un po’ il fantoccio del «tiranno».

Strano, e non forse casuale, che anche a suo favore militi la stessa ragione che serve d’attenuante ad Ermione. Peleo ad un certo momento gli dice:

E dunque, mai non conterai per uomo,
tristo fra i tristi? Il senno tuo dov’è,
degno d’un uomo?

Sembra quasi che Euripide voglia implicitamente insinuare che questa infantilità cattiva era come uno stigma della famiglia d’Agamennone. Comunque sia, per questo tratto caratteristico, Menelao esce un po’ dal tipo generico del tiranno, per divenire persona specificamente designata, cioè vitale.

E accanto ai personaggi odiosi, i simpatici: Andromaca e Peleo. E simpatici senza eccezioni, come raramente li troviamo in Euripide.

Veramente c’è’ in Andromaca un punto oscuro: ed Ermione, resa chiaroveggente dall’odio, lo rileva: