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elettra

Sia, parlerò. Del mio discorso tale
sarà l’esordio: oh, se piú onesto l’animo
tuo fosse stato, o madre mia! Ché lode
di bellezza avevate Elena e tu,
a buon diritto; ma la mente futile
d’entrambe le sorelle era, e di Càstore
non degna. Quella si lasciò rapire
di suo buon grado, e andò in rovina; tu,
al tuo sposo che primo era fra gli Èlleni,
morte infliggesti; ed il pretesto fu
che l’uccidevi a vendicar la figlia.
Però, quello ch’io so, non tutti sanno.
Pria che deciso il sacrificio fosse
della tua figlia, quando appena uscito
era lo sposo dal palagio, tu
allo specchio dinanzi, i biondi riccioli
della chioma aggiustavi; ed una femmina
che quando lungi è suo marito, cura
la sua bellezza, scrivila nel numero
delle malvage. E che bisogno ha mai
di parer bella fuor di casa, quando
non pensa a male? E per le donne ellène
io solo questo so: quando ai Troiani
arrideva fortuna, era una festa
per te: quando perdevano, aggrottavi
il sopracciglio: che il tuo sposo d’Ilio
piú non tornasse, tu bramavi. Eppure,
quali opportunità non ti s’offrivano
di rimanere onesta! Oh, ma d’Egisto
era da men lo sposo tuo, che gli Èlleni
aveano eletto loro duce. Ed era