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che il padre, di corsier’ maestro, Pèleo,
crescea, luce de l’Ellade,
degli Atrídi il campion, figlio di Teti.

Strofe II

Un giorno, udii da un uom che giunto d'Ilio
al porto era di Nauplia,1
che su lo scudo miro
tuo, figliuolo di Tètide,
erano queste insegne, a spaventacolo
dei Frigi, impresse in giro.
Attorno attorno al margine,
Persèo sul mare vola,
con l’alato calzar, che della Gòrgone
regge la testa, recisa alla gola.
Con lui, fanciullo agreste, Erme s’appaia,
di Giove messagger, figlio di Maia.

Antistrofe II

Nel mezzo, sopra corsïeri aligeri,
il disco fulgidissimo
del sol vibra i suoi dardi,
e degli astri l’etèree
danze, l’Iadi e le Plèiadi, che d’Ettore
sbigottiscan gli sguardi.
E sopra l’elmetto aureo,
fra gli artigli, la Sfinge,
stretta dei carmi suoi reca la vittima.
E su l’usbergo che il suo fianco stringe,
la lïonessa avventasi, che mira
di Pirène il puledro, e fiamme spira.