al padre tuo mi strinse, e la tua casa
mi manteneva, povero, e devoto
a servire gli amici. Ed una turba
muovere vidi, e sopra il colle accogliersi
dove per primo, si racconta, Dànao
nel giudizio convenne a cui lo aveva
chiamato Egisto, e il popolo adunò
in assemblea. Veduta quell’accolta,
a un cittadino io domandai: «Che c’è
di nuovo in Argo? Alcun messaggio forse
di nemici pervenne, ed eccitò
dei Dànai la città?» — Quegli rispose:
«Non vedi Oreste là, che il passo affretta
al cimento fatale?» — Oh, che spettacolo
io vidi allor! Mai non l’avessi visto!
Veniano insieme il tuo fratello e Pílade:
l’un dal morbo disfatto, a ciglio basso;
e l’altro, a guisa di fratello, afflitto
dell’amico non men, lo sosteneva
nel male, e lo guidava a mo’ di pargolo.
E poi che fu tutto adunato il popolo,
surse un araldo e favellò: «Chi vuole
proposta far pel matricida Oreste,
o di vita o di morte?» — E a tal dimanda
Taltibio surse, che sconfisse, insieme
con tuo padre i Troiani; e ligio, come
sempre, ai potenti, con parola ambigua
magnificò tuo padre, e al tuo fratello
lode non die’, perché sancita contro
ai genitori avea trista una legge;
e bei fregi tesseva a iniqui detti,
e sorridente ognor l’occhio volgeva
agli amici d’Egisto. È tale ognora