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nunzio

Vani fûr dico, i tuoi travagli innumeri.

menelao

Piangi cordogli antichi. Or via, che annunci?

nunzio

La tua sposa partí, fatta invisibile:
a vol pei seni si levò dell’ètere,
nascosta è in ciel. L’oscuro antro dov’era
da noi guardata, abbandonò, dicendo:
«Oh Frigi tutti e Achivi infelicissimi,
per me periste, per le trame d’Era,
sullo Scamandro; e Paride credeste
ch’Elena avesse, e non l’aveva; ed io,
poi che il fato compiei, rimasta il tempo
che bisognava, al Cielo padre torno.
Ebbe cosí la misera Tindàride
sinistra fama, e in nulla fu colpevole.
Si accorge di Elena, e rivolge la parola a lei.

Figlia di Leda, tu? Salve. Qui dunque
eri? E fra i seni delle stelle io te
annunzîavo ascesa! e non sapevo
che alato fosse il corpo tuo! Ma ora,
non consento che tu ci crucci ancora,
quando già troppo sotto Ilio infliggesti
pene al tuo sposo e ai suoi compagni d’armi.