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ORESTE 151


oreste

Sollevami, sí, sí! Tergi dal misero
labbro e dagli occhi la rappresa schiuma.

elettra

Ecco, dolce è l’ufficio, e non ricuso
prestar cure, io sorella, a mio fratello.

oreste

Col fianco il fianco reggi; e sgombra i squallidi
crini dal volto mio: ché poco io scerno.

elettra

Come senza lavacri, o capo misero,
irto sei fatto, sudicio e selvaggio!

oreste

Ancor m’adagia; quando il morbo ha tregua,
fiacche ho le membra, e frante le giunture.

elettra

Ecco: il giaciglio agli ammalati è caro:
è molesto retaggio inevitabile.