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tolse un Nume di senno; e quanti doni
funebri a mia sorella offrire io devo,
fa’ di tutti promessa. O figlia, in fretta
muovi, i libami su la tomba effondi,
e súbito al ritorno abbi pensiero.
Ermione si allontana. Elena rientra nella reggia.

elettra

O istinto, che gran mal sei tu per gli uomini,
e che ben, quando retto sei! Vedete
come recise ha le sue chiome agli apici,
per conservar la sua bellezza? È sempre
la stessa donna. I Numi t’aborriscano,
ché tu sei stata la rovina mia,
e di costui, di tutta quanta l’Ellade.
Si avanza il coro, composto di donne argive coetanee di Elettra.

Misera me! Ma vedi che s’avanzano
queste dei lagni miei compagne care.
Forse il fratello mio che calmo posa
risveglieranno, e faran sí che il ciglio
mio di pianto si bagni, allor ch’io vedo
il mio fratello delirare. — O donne
dilettissime, il pie’ lieve movete,
rumor non fate, calpestío non s’oda.
Cara amica mi sei; ma se dal sonno
desti il fratel, sarà sciagura grande.