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Dalla reggia esce Elena.

elena

Figlia di Clitemnestra e d’Agamènnone,
tu che da tanto sei fanciulla, Elettra,
come, o infelice, matricida Oreste
sciagurato con te divenne? Macchia
se teco io parlo, non mi tocca, quando
spetta la colpa a Febo. E intanto, piango
di Clitemnestra, della suora mia
la trista sorte: ch’io, dal dí che a Troia
navigai, come navigai, sospinta
da celeste follía, piú non la vidi,
e, privata di lei, piango il suo fato.

elettra

Elena, a che dovrei pur dirti quello
che da te vedi, in che sciagure sono
d’Agamènnone i figli? Io seggo qui,
custode insonne a questo morto misero:
ché morto è già, tanto n’è lieve l’alito:
non dico i mali suoi: sarebbe oltraggio.
Ma tu felice, il tuo sposo felice
giungete a noi, fra tanti mali immersi.

elena

Da quanto tempo esso nel letto giace?

elettra

Da quando il sangue materno versò.