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ORESTE 131


frigio


Piú che giusta, e avesse avute, da segarle, anche tre gole.


Si pensa al Ciclope. E poco dopo:


oreste


Temi tu che a mo’ di Górgone ti pietrifichi la spada?

frigio


Non conosco questo Górgone: ma ho timor che morto io cada.

Lo sciocco equivoco fa pensare alla vecchiaccia che nelle Tesmoforiazuse fa la guardia a Mnesiloco; la quale confonde Proteo, il mitico re d’Egitto, con Protea, generale ateniese. E qui ci vien fatto di osservare per la seconda volta che la commedia d’Aristofane precede l’Oreste di soli tre anni.

E anche nell’Oreste possiamo rilevare lo studio continuo d’Euripide d’innovare, anche in particolari di contenuto o di forma.

Qui, per esempio, abbiamo, come nella Ifigenia in Tauride, e come poi, gloriosamente, nelle Baccanti, due racconti di nunzî, uno verso la catastrofe, ed uno a metà del dramma. Ma qui, inoltre, il secondo è in forma tale (il racconto del Frigio) da costituire già di per sé un’assoluta novità.

Originale è anche la tecnica del prologo, che non riveste, come nella maggior parte dei casi, carattere obiettivo e frigido, bensí espone gli antefatti immediati — il delirio d’Ore-