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ELENA 129

va errando e muore,
e Castore e il fratel suo, della patria
il duplice fulgore,
invisibili, invisibili
svanir dai piani ove il corsier scàlpita,
dalle palestre dove,
presso all’Eurota florido di calami,
fanno i garzon’ le prove.

coro

Antistrofe II
Ahimè ahimè!
Oh tuo destino di gemiti,
donna, o tuo fato di lagrime,
un vivere che non fu vivere
piombò, donna, su te,
quando a tua madre per l’ètere
Giove rifulse in nivee
piume di cigno, e a te la vita die’.
Quale fu poi la tua misera
vita, da qual fosti dei mali immune?
Spenta è tua madre misera,
né dei figliuoli gemini
di Giove, liete furon le fortune.
E piú non vedi il suolo di tua patria,
e in tutte le città
corre la fama che di Ietti barbari
te partecipe fa,
te veneranda; e sul pelago
lasciò la vita il tuo sposo, e tra i vortici;
né far potrai piú lieti

Euripide - Tragedie, VII - 9