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ELENA 107


elena


recitando.


O Menelao, piú d’ogni altr’uom diletto,
lunga l’attesa fu, recente il gaudio.

Alle amiche, cantando.


Lo sposo, amiche, lo sposo è qui:
lieta lo abbraccio, ché grande e fulgido
or brilla, dopo l’assenza, il dí.


Non importa qui caratterizzare a fondo questa musica (vedi l’introduzione generale). Ma anche dalla semplice analisi metrica risulta che dové avere carattere di aerea levità, con un disimpegno dalla parola per cui essa imponeva le sue leggi e le sue forze, balzando spesso al primissimo piano.

E la nobiltà artistica e il carattere principale dell’Elena risiedono forse in questa parte lirico-musicale, che, anche quando pare — e pare spesso — remota dall’azione, influisce a colorirla e a modificarne l’essenza: amalgama, e non combinazione.

Anche nell’Ifigenia in Aulide ho rilevato qualche cosa di simile. Se non che, in questo dramma gli eventi sono rappresentati con tanta evidenza, che la parte lirica, aggirandosi intorno ad essi come intorno ad una tangibile realtà, sembra quasi un alone, mirabile, ma un po’ inconsistente. Ed anche nello Ione è da principio creata intorno ai fatti un’atmosfera pittoresca, che li imbeve della sua luce, e a momenti sembra modificarli. Ma ben presto si dissipa, e non torna piú per tutto