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recate fuor, sí, che, se fugge, almeno
non fugga, quella che sposare io bramo,
per negligenza mia, da questa terra.

Ma non ha finito di dar l’ordine, che Elena esce dal palazzo. Ond’egli deve subito impartire un contr’ordine:

Fermi: che quella che inseguir volevo
è dentro casa, vedo, e non fuggiasca.

E tutto quello che gli racconta Elena, lo crede come vangelo. E la donna non si lascia sfuggire alcuna occasione di dargli la berta, con le amfibologie tanto care ai personaggi d’Euripide.

— Sarà cosí: né mai potrà lo sposo biasimo appormi; e tu, stando a me presso, ben lo vedrai.
— In me tu avrai la sposa che tu meriti.
— Tornino a ben per te, per me, tali ordini.
— Oggi stesso vedrai quanto io son grata.

E ce ne sono altre ed altre. Ma davvero impagabile è la sua uscita a capo dei servi che portano sulla festa gli arredi e tutto l’occorrente per le esequie marine. Fa pensare alla scena del Miles gloriosus, nella quale, al cospetto di Pirgopolinice, esce Filocomasio, e la seguono i servi carichi di tutto il ben di Dio regalatole dall’amante citrullo, che favorisce, come qui Teoclimeno, la fuga della donna col rivale preferito.

E qui la comicità è certamente voluta. E Teoclimeno è fratello del Toante della Ifigenia in Tauride. E nell’uno e