Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LE TROADI | 87 |
mazione astratta e generica della verità morale che prima o poi Dio castiga le colpe; bensí l’applica, rampogna e mònito, alla vita contemporanea. Non convincerà l’opinione, abbastanza diffusa, che Le Tròadi siano un lavoro di circostanza, ispirato all’imminente spedizione contro la Sicilia; ma difficilmente potremo respingere le conclusioni del Parmentier, che siano una protesta contro il carattere di immanità e di barbarie che sempre piú venivano assumendo in Grecia le guerre fratricide1.
Ed anche difficile mi sembra penetrar meglio che non faccia il Parmentier nelle intenzioni del poeta. «Volendo trasportare nel passato epico, secondo l’abitudine della sua arte, un problema morale d’applicazione contemporanea, Euripide ha scelto per tema precisamente la distruzione di Troia, patrimonio comune di gloria di cui tanto andavan superbi i Greci. Esaminando questa vittoria alla luce della ragione e della sua propria esperienza, egli ha l’audacia di svalutarla, e di presentare al popolo d’Atene una tragedia che è insieme un gloria victis e un vae victoribus».
Per formarci un’idea adeguata dell’efficacia a cui poteron giungere in una rappresentazione Le Tròadi, cosí semplici e lineari, e cosí prive d’intreccio, conviene rievocare quanto è possibile, e realizzare nella nostra fantasia gli elementi che alla semplice lettura non risultano, o per lo meno non cadono sotto la diretta percezione dei sensi (allestimento scenico), o quelli interamente perduti (musica).
Rileviamo prima come le eroine di ciascuno dei tre episodii siano presentate nella cornice d’un effetto scenico.
L’arrivo di Cassandra è preannunciato da un tale irraggiamento di luce entro la tenda, che Taltibio pensa ad un incendio.
- ↑ Euripide, Ed. Les Belles Lettres, vol. IV, pag. 13-16.