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ponevan sulla fiamma: era la casa
tutta un frastuono. E i grani d’orzo prese
il drudo di tua madre, e li cosparse
sull’ara, e disse: «O Ninfe delle rocce,
fate ch’io spesso sacrifizi offrirvi
possa, e con me la sposa mia, di Tíndaro
la figlia: e a noi la sorte ognor propizia
volga, come ora volge, e acerba ai miei
nemici». — Oreste egli intendeva, e te.
Ma volse ai Numi il mio padrone, senza
profferire parola, il voto opposto:
di rïavere la paterna casa.
Egisto allora dal canestro prese
un coltello diritto, e della vittima
recise i crini, e con la destra sopra
la sacra fiamma li depose: quindi
il torello sgozzò, che sollevato
aveano i servi su le spalle, e disse
al tuo fratello: «Dicon che fra i Tèssali
è pregio grande, se qualcuno un toro
scuoia con maestria, doma un puledro.
Un ferro impugna, straniero, e mostra
che degni sono di tal fama i Tèssali».
E una dorica spada Oreste impugna
di salda tempra, da le spalle sfibbia
e via gitta il mantello, e sceglie Pílade
solo assistente al suo lavoro, e via
manda i famigli; e del torello il piede
stretto, distese il braccio, a nudo pose
le carni bianche, e la pelle scoiò
in men che dello stadio ambi percorre
col suo cavallo un corridore i bracci,
ed il fianco gli aperse. Egisto i visceri