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non per cioncare, come tu rampogna
mi fai, non per dormire in auree case;
ma come glaciali i venti piombano
sul mar di Tracia, ed i Peóni opprimono,
insonne, in veste militare, appresi,
e so quanto patii. Tardi son giunto,
ma pure in tempo. Poi che tu combatti
già da dieci anni, e non approdi a nulla,
bensí di giorno in giorno i dadi getti
nella battaglia con gli Argivi. A me
la luce basterà d’un giorno solo,
per espugnar le torri, e degli Argivi
irrompere nel campo, e farne scempio;
e il giorno dopo, poi che fine avrò
posta alle tue fatiche, partirò
da Troia, e in patria tornerò. Dei vostri
niuno imbracci lo scudo. Io frenerò,
per vanto ch’essi menino, io gli Argivi
debellerò, sebbene ultimo giunto.
coro
Evviva, evviva!
Col favore di Giove, a noi propizia
la tua parola e la tua lancia arriva.
Pur, l’invidia temo
che suscitar le tue parole possano:
Giove lungi la tenga, il Dio supremo.
Piú valido di te la flotta argiva
niun guerriero addusse, ora né mai.
Come, Achille, alla sua lancia resistere,
come, Aiace, potrai?
Possa io quel giorno scorgere, o sovrano,