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RESO 43

che non m’eran parenti, alcuni giacciono
caduti, e sopra lor s’ergono i tumuli,
prova di fede non esigua ad Ilio:
presso ai carri e ai cavalli altri nell’armi
gli aliti freddi e il sitibondo fuoco
sopportano del sol, con cuore intrepido,
e non sui letti del convivio, libano
come fai tu, le fitte coppe. A te
a faccia a faccia io volgo questo biasimo,
perché veda, che franco Ettore parla.
reso
E anch’io son come te: la via diritta
batto nei miei discorsi, e non son duplice.
Ed io pativo piú di te l’affanno
di rimaner lungi da Troia, e il fegato
mi consumavo. Ma una terra prossima
ai miei confini, degli Sciti il popolo,
mentre a venire ad Ilio io m’apprestavo,
mi mosse guerra; e a capo d’un esercito
tracio, del ponte Eusino ai lidi venni.
Qui di scitico sangue una poltiglia
fu sparsa a terra dalle lance, e mista
molta strage di Traci. E tale evento
m’impedí ch’io venissi al pian di Troia
al fianco tuo. Ma poi che vinti li ebbi,
e ostaggi m’ebbi i loro figli, e imposto
ch’essi ogni anno un tributo a me portassero,
parte delle mie schiere oltre le fauci
del Ponto spinsi su le navi, ed altre
per terra, attraversando altri confini,