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ORESTE 273
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la si do do* mi fa fa* la si do do* mi fa fa* la


e su ciascuna corda si costruiscano via via tante gamme di otto suoni. Quella dal si al si sarebbe la missolidia cromatica, dal do al do la lidia cromatica, dal do al do la frigia cromatica, dal mi al mi la dorica cromatica, sempre analogicamente a quelle costruite sulle corde della lira diatonica.

Ma si vede bene che, se le accordature generiche cromatiche ed enarmoniche hanno carattere di artifizio, qui abbiamo la superfetazione sull’artificio.

Frutto, se non erro, di una strana confusione. Il cromatico e l’enarmonico erano in origine modi, allo stesso titolo del dorio, del frigio, del lidio; ed erano caratterizzati, il primo dall’abbondanza di cromatismi, il secondo di enarmonie.

Non solo caratterizzati, ma profondamente distinti: tanto che sulla cetra dorica non trovavano modo d’inquadrarsi. E per poterli in qualche modo eseguire, bisognò appunto mutare l’accordatura della cetera.

Se non che, invalsane e resane comune la pratica, questa accordatura, che in sostanza era un modo, sembrò invece una quiddità comune, da poter applicare a tutti i modi; sicché per ogni modo si escogitarono le accordature cromatica ed enarmonica, che probabilmente non esisterono mai altro che nella mente dei teorici, o, furono, tutto al piú, adoperate da qualche bizzarro innovatore.

Euripide - Tragedie VI - 18