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Ma non bisogna dimenticare che, sebbene alcuni autori antichi affermino che questi intervalli erano, anche a tempo loro, piú teorici che pratici, molti altri, e dei piú autorevoli, consideravano veramente perfetto il solo sistema su essi imperniato; e soggiungevano che molti lo misconoscevano per loro incapacità1. E l’importanza di questo sistema riesce provata dal fatto che esso servi di base all’antica notazione strumentale.

È poi noto che Euripide fu ammiratore e seguace di Timoteo. E certo i commediografi, quando battezzavano «formicai» le melodie di questo grande innovatore, doverono piú che altro pensare alla eccessiva piccolezza dei loro intervalli, forse enarmonici2. Non parrebbe impossibile che anche con simili procedimenti il poeta dell’Oreste si guadagnasse l’antipatia dei partigiani della musica tradizionale.

C’è poi un altro fatto, al quale mi sembra che i competenti non prestino molta considerazione, e che, secondo me, ne merita.

Aristide Quintiliano (IX, pag. 21), dopo avere esposti i vari tipi di generi, soggiunge: «Ci son poi altri tipi di tetracordi, dei quali si servirono i compositori antichissimi (οἱ πάνυ παλαιότατοι) nel genere enarmonico (πρὸς τῆς ἁρμονίας), E questi, talvolta abbracciavano l’intero tetracordo, tal altra superavano il sistema di sei toni, e talora erano piú brevi, per non assumerne tutte le note».

  1. Basti ricordare il brano d’Aristide Quintiliano (I, IX): ἀκριβέστερον δὲ τὸ ἐναρμόνιον (γένος). παρὰ γὰρ τοῖς ἐπιφανεστάτοις ἐν μουσικῇ τετύχηκε παραδοχῆς, τοῖς δὲ πολλοῖς ἐστιν ἀδύνατον· ὅθεν ἀπέγνωσάν τινες τὴν κατὰ δίεσιν μελῳδίαν, διὰ τὴν αὑτῶν ἀσθένειαν καὶ παντελῶς ἀμελῴδητον εἶναι τὸ διάστημα ὑπολαβόντες.
  2. Però bisogna osservare che con una immagine simile (μύρμηκος ὰτραποί) Mnesiloco designa nelle Tesmoforiazuse (100) le melodie di Agatone, le quali, secondo ogni probabilità, non erano del genere enarmonico, bensí del cromatico (v. Gevaert, op. cit., pag. 391, nota 3).