Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/271


ECUBA 263

Ché se ricchezze t’occorreano, e vivo
fosse costui rimasto, un gran tesoro
il mio figlio per te stato sarebbe.
Adesso, piú non t’è quell’uomo amico,
l’oro e i figli hai perduto, e sei tu stesso
cosí ridotto. E a te dico, Agamènnone,
che farai, se vorrai dargli soccorso,
la figura d’un tristo: aiuto a un ospite
perfido tu darai, che fede a quelli
a cui doveva non serbò, che pio
non è, non giusto. Anche di te diremo,
se ciò farai, che il male oprar ti piace.
Ma non voglio ai Signori oltraggi volgere.
coro
Evviva evviva! Come danno agli uomini
buoni spunti a parlar, le buone cause!
agamennone
Giudicare altrui mali, è per me duro,
ma necessario: ché sarebbe scorno
avere assunto un tale impegno, e poi
repudiarlo. Ora a me sembra, sappilo, che
non per grazia mia, né degli Achivi,
ma per tenerti quel tesoro, tu
abbia l’ospite ucciso; e dici adesso,
che ti trovi nei guai, ciò che ti giova.
Forse cosa da poco uccider gli ospiti
sarà fra voi; ma per noialtri Ellèni
è cosa turpe. E potrei forse, quando