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ECUBA 259

a volta a volta, e nella causa possa
onde soffri formar giusto giudizio.
polimestore
E dunque, parlerò. C’era il piú giovine
dei Priamídi, Polidoro, figlio
d’Ecuba. Priamo l’invio da Troia
a me, ché presso me dovesse crescere:
ché la fine di Troia ei presentiva.
Ed io l’uccisi. Ma perché l’uccisi?
Odi se saggio fui, se previdente.
lo temea che se fosse, a te nemico,
sopravvissuto il pargolo, di nuovo
raccogliere i Troiani, e la città
ricostruir potesse. E, quando avessero
gli Achei saputo che viveva ancora
dei Priamídi alcuno, leverebbero
contro la terra frigia ancor l’esercito,
e, mettendola a sacco, struggerebbero
queste tracie pianure, e sui vicini
di Troia, ancora piomberebbe, o re,
questo flagello onde or soffriamo. Ora, Ecuba,
come del figlio appresa ebbe la morte,
qui m’attirò con tal pretesto, ch’essa
m’insegnerebbe ove nascosto in Ilio
erano l’arche d’oro dei Priamidi.
E solo me coi figli entro la tenda
guidò, perché nessun altro sapesse.
Proprio in mezzo alla tenda io mi sedei.
E molte, alcune a destra, altre a sinistra
sedute presso a me giovani d’Ilio,
queste lodavan dell’edonia spola