Esce Polimestore cieco, brancolante.
polimestore
Ahi, dove andrò, dove starò, me misero!
Dove trovar l’approdo,
e mani e piedi, a modo
di montana quadrupede
fiera, spingendo su le lor vestigia?
Su questo o su quel tramite
spinger mi devo, a coglier le assassine,
che m’han ridotto a sí misera fine?
O tristi, o tristi figlie di Frigia!
Dove, dove s’appiattano,
maledette, a fuggirmi? In che recessi?
Deh, se quest’occhio di sangue vermiglio,
tu, Sole, guarire potessi,
guarire il cieco, e rendere
la luce a questo figlio!
Ahimè, ahi!
Zitto: ché sento di queste femmine
furtivamente suonar le peste.
Dove sarà ch’io, lanciandomi,
d’ossa e di carne mi renda sazio
con un festino di belva agreste,
e faccia di loro uno scempio
pari al mio strazio?
Dove andrò, poi che soli
lasciati a queste Mènadi
d’Averno ebbi i figliuoli,
che li sbranassero, che li sgozzassero,
che li esponessero sopra montani
gioghi, sanguínea preda pei cani?
Dove andrò, dove starò,