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ECUBA 245

e le luci, degli aurei
specchi figgevo nel fulgore intèrmine,
e movevo al giaciglio. Ed uno strepito
corse per la città: su tutta Troia
questo bando volò: «Figli de gli Elleni,
infin, presa l’acròpoli,
infin, le case d’Ilio
dar potete al saccheggio!»

Antistrofe II
E allora, il caro talamo
lasciai, la sola tunica
cingendo, a mo’ di vergine
doria, ed ai pie’ della divina Artèmide
caddi, e fu vano; e spento al suol procombere
vidi il mio sposo, e tratta fui sul pelago,
da lungi Ilio mirando; e il pie’ rivolsero
i legni, e dalla Tròade
lungi fui tratta, misera,
nella ferale ambascia,

Epodo
Elena, dei Dioscuri
la sorella, e l’obbrobrio
d’Ida, il bifolco Paride
maledicendo: ché mi manda profuga
dalla mia casa, e strugge la mia patria
questa sposa non sposa, anzi sterminio
di Dèmone maligno! Oh, piú del pelago
l’estuar non la tolleri,
né la sua casa piú la vegga reduce.