agamennone
Ahi ahi! Qual donna fu tanto infelice?
ecuba
Niuna, se pure la Sventura stessa
dir tu non voglia. Odi or perché mi prostro
supplice ai tuoi ginocchi; e se a te sembra
che giusto sia che tale pena io soffra,
io mi rassegno; ma se no, divieni
vendicatore mio, tu, contro un uomo
ospite mio, d’ogni altro uomo piú empio,
che, senza aver dei Numi di sotterra
né dei Celesti riverenza, un’opera
compie’ d’ogni altra piú nefanda; e spesso
partecipata la mia mensa aveva,
e degli amici primo era nel novero
per l’ospitalità. Ma poi che ottenne
quanto voleva, e si credé sicuro,
lo uccise; e poi che spento fu, di tomba
non lo degnò, ma lo gittò nel pelago.
E schiave ora noi siam, senza potere;
ma potere i Celesti hanno, e la Legge
che fin su loro dòmina, per cui
ai Celesti abbiam fede, e nella vita
poniam confine tra l’ingiusto e il giusto.
Ora, se questa legge in te rimessa
violata sarà, se non dovranno
pagare il fio quelli che uccidon gli ospiti,
oppur le cose sacre manomettono,
niuna giustizia sarà piú fra gli uomini.