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ORESTE 235

nella lingua dell’Asia,
quando alcuno dei principi trafitto a terra cade,
per le ferree spade dell’Ade.
Se brami che ti noveri
i fatti ad uno ad uno, venner due lioncelli
de l’Ellade, gemelli.
Del condottiero celebre l’uno d’essi era figlio,
l’altro, figlio di Strofio, giovin di reo consiglio,
simile a Ulisse, maestro di frode,
fido agli amici, nella lotta prode,
di guerra intenditore, truculento dragone.
La sua quïeta astuzia i Numi sperdano,
ch’esso è un birbone!
Or questi, al trono presso ove la femmina
sedeva cui sposò Paride arciero,
stavan come pitocchi,
molli di pianto gli occhi,
un di qua, un di là,
tenendola nel mezzo prigioniera.
E d’Elena ai ginocchi
tendevano le mani alla preghiera.
Ed accorsero, accorsero di botto
i frigi famuli,
e, presi da sgomento,
l’uno all’altro chiedevano
se non ci fosse qualche inganno sotto.
Chi diceva di no;
ma a qualcuno sembrò
che avviluppata avesse
in una trama infida
la figliuola di Tíndaro
il leon matricida.