Or tu prendi una brocca,
o vecchia ancella, e attingi e porta qui
acqua di mar, ch’io la mia figlia, sposa
e non sposa, fanciulla e non fanciulla,
con gli estremi lavacri asperga, e come
n’è degna, esponga. Ahimè, come n’è degna
non posso: come mi sarà possibile.
Che devo far? Qualche ornamento ad una
delle captive chiederò, che stanno
dinanzi a queste tende, a me vicine,
se dalla propria casa alcuna ai nuovi
padroni alcuna cosa abbia sottratta.
O della reggia mia parvenza, o case
un dí felici, e tu che un giorno avevi
tante ricchezze e tante meraviglie,
e tanti figli, o Priamo; oh me di pargoli
antica madre, come ora piú nulla
non siamo, privi dell’antico orgoglio!
E c’è fra noi chi superbisce ancora,
questi perché chiude ricchezze in casa,
quegli perché segno d’onore è fatto
tra i cittadini. E tutto è nulla, e vani
gli accorgimenti, del pensiero, e i vanti
son della lingua. Il piú felice è l’uomo
che giunge senza alcun malanno a sera.
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