cosí: «Dove mai veleggiate,
o Dànai, privo d’offerta
lasciando il mio tumulo?»
E allor, fu tempesta fra gli Elleni
di gravi parole; e s’urtavano
due pareri diversi: ché questi
credevan che offrire la vittima
convenisse, e quegli altri negavano.
E zelava il tuo bene Agamènnone,
per l’amor che lo stringe alla Mènade
profetica. Invece i due figli
di Tèseo, rampolli d’Atene
facean due discorsi diversi.
Però convenivano in questo:
che di giovine sangue era d’uopo
ghirlandar del Pelíde la tomba,
né l’amor di Cassandra dovesse
prevaler su la lancia d’Achille.
E il fervor degli opposti discorsi
pressoché si agguagliava, sin quando
il figliuol di Laerte, il volpino
demagogo dal labbro mellifluo,
convinse l’esercito
che mal convenía, per pietà
d’una schiava, il migliore dei Dànai
rinnegare, sicché, dei defunti
qualcuno, giungendo a Persèfone,
dicesse che i Dànai, partendo
dal suolo di Troia, dei Dànai
dimentichi furon che morte
trovaron pugnando per gli Elleni.
E tra poco qui Ulisse a strappare
verrà dal tuo seno,