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ORESTE 201

che tutelan la patria, ineccepibile
nella sua vita, senza macchia, ed abile
quando volesse, a disputare. E questi
disse che Oreste, il figlio d’Agamènnone,
coronar convenía, che vendicato
aveva il padre, ed uccisa una donna
iniqua ed empia, per cui colpa niuno
degli uomini piú vuole impugnar l’armi,
muovere a campo, abbandonar la casa,
quando quelli che restano corrompono
le loro spose, macchiano le case.
E parve ai buoni che parlasse bene,
e niuno piú parola aggiunse. E allora
s’avanzò tuo fratello, e cosí disse:
«Abitatori della terra d’Inaco,
o Pelasgi in antico e poi Danàidi,
quando la madre uccisi, io voi difesi,
non men che il padre mio: perché, se lecito
fosse alle donne uccidere lo sposo,
non molto andrebbe che morreste, o servi
delle donne sareste: onde il contrario
di quanto occorre avete fatto. Adesso
è morta quella che tradiva il letto
del padre mio: se voi m’ucciderete,
sciolta sarà la legge, e differire
niuno potrà la propria morte, quando
rara piú non sarà simile audacia».
E ben sembrò che favellasse: eppure
l’assemblea non convinse; e trionfò
quel tristo che alle turbe iva dicendo
che te conviene e tuo fratello uccidere.
Ed il misero Oreste appena ottenne
di non morir sotto le pietre: spento