chiede, sorella mia, che sul suo tumulo
cada sgozzata, e averla in dono. E avrà
quello che chiede, né del dono privo
lo lasceran gli amici. Oggi il destino
la mia sorella a morte adduce; e due
salme vedrà di due figli la madre:
di mia sorella misera, e di me:
ch’io, per avere sepoltura, sopra
l’estuare dell’onde apparirò
ai piedi innanzi d’un’ancella: ch’io
dai Numi che potere hanno in Averno,
della madre impetrai che fra le braccia
giunger potessi, e sepoltura averne:
tutta paga sarà questa mia brama.
Ma lungi dall’antica Ecuba, or vado
ch’essa già dalla tenda d’Agamènnone
move il pie’: la sgomenta il mio fantasma.
Dalla tenda esce Ecuba sorretta da ancelle troiane.
Ahimè!
O madre mia, ridotta dalla reggia
a servil vita, misera tu sei
quanto beata un dí: ti strugge un Nume
per contrappeso dell’antico bene.
Sparisce.