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lungi per questo mi mandò: ché reggere
col braccio giovinetto io non potevo
scudo né lancia. Or, finché saldi stettero
della terra i confini, e smantellate
non fûr le torri del troiano suolo,
e la fortuna sorrideva ad Ettore,
fratello mio, nella battaglia, io presso
l’ospite tracio di mio padre crebbi,
misero me, come novello cespite,
e fui nutrito. Ma poiché perirono
Ettore e Troia, e furono distrutti
i patrî Lari, e Priamo stesso cadde
presso l’ara, dei Numi opra, ed il figlio
sanguinario d’Achille lo sgozzò,
l’ospite di mio padre, a me tapino
la morte die’, per bramosia dell’oro,
per tenerselo in casa; e dopo ucciso,
fra l’estuar dell’onde mi gittò.
Ed ora giaccio su la spiaggia, ed ora
fra i tempestosi flutti, in corsa alterna
trascinato dall’onde, e son di lagrime
privo e di tomba. E adesso, abbandonata
la morta salma, di mia madre, d’Ecuba
sovra il capo mi lancio. Il terzo giorno
è questo già che in aria io son librato,
da che la madre mia misera giunse
dal suol di Troia al Chersoneso. Or tengono
tutti gli Achei ferme le navi, e sostano
di questo tracio suol sopra la spiaggia,
perché su la sua tomba Achille apparso,
il figlio di Pelèo, tutto l’esercito
degli Elleni arrestò, mentre alla patria
volgevano le prore: ei Polissena