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182 | EURIPIDE |
lirica, e in tutti e due i drammi si svolge sui tre motivi medesimi: pittura dell’ultima notte di Troia: evocazione delle cause della guerra funesta: induzioni sui luoghi della Grecia dove saranno condotte.
E analogie si possono scoprire anche nella fattura. Per esempio, l’uno e l’altro dramma cominciano con un prologo a cui segue un monologo di Ecuba, che poi si intreccia con l’entrata del coro, formando un vasto pezzo cantato.
E molte e molte altre somiglianze di particolari si potrebbero rilevare, d’altronde rese quasi inevitabili dalla identità del soggetto.
Ma queste somiglianze non importano che i due drammi costituiscano un doppione, né che il secondo sia quasi continuazione dell’altro, come è implicito nel confronto del Patin, o tanto meno, una imitazione, come dice il Cinquini1.
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Il tèma dei due drammi è dunque unico: la passione di Ecuba. Ma in questa passione si rispecchia e si assomma la passione di Troia. Questa la visione che ha affascinata la fantasia d’Euripide.
Il tempo con la sua opera di corrosione e di annebbiamento, ed anche, un po’ i traviamenti di alcune fasi di cultura, hanno tolta alla nostra sensibilità la pronta vibrazione verso quegli eventi troppo remoti, e fino a poco tempo fa relegati, da una sufficiente ipercritica, nel regno delle chimere, che, necessariamente, interessano meno della realtà. Ma per i Greci, da Omero sino ad Alessandro, la fatal rovina di
- ↑ Nella ottima prefazione alla sua edizione commentata dell’Ecuba, Livorno, Giusti, 1918.