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ORESTE 181

insipïenza è pur bramarlo. Quando
troppo, salito in ira, ferve il popolo,
se spengere lo vuoi, d’un fuoco ha l’impeto.
Ma se mentre piú infuria, alcuno coglie
il punto giusto, e da una parte cede,
soavemente, forse a calma torna;
e quando l’ire sue calmate siano,
ciò che brami ottener ti sarà facile.
Capace di pietà, capace è il popolo
di furor grande: è questa dote ambigua,
se giovar te ne sai, prezïosissima.
Adesso vado; e tenterò convincere
Tíndaro e la città, che freno pongano
allo sdegno soverchio. Anche la nave,
quando troppo la scotta a forza è tesa,
nel mar s’immerge; ma se tu l’allenti,
si raddirizza: poiché il Nume aborre
la troppa audacia. I cittadini t’odiano,
e salvare io ti devo, e non lo nego;
ma con l’abilità, non già facendo
forza ai piú forti: mai, per quanto forse
tu lo credi, potrei salvarti a forza.
Ché facile non è con una lancia
sola i mali sconfigger che t’opprimono.
Guadagnar con blandizie il popol d’Argo
mai non cercai. Ma ora è necessario
che servi della sorte i saggi siano.
Parte.

oreste

O tranne che a guidar per una femmina
eserciti alla pugna, a nulla valido,