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EURIPIDE 177

ch’ebber fortuna colle nozze: gli altri
sempre sono infelici, in casa e fuori.

coro

Nate le donne son per inframmettersi
nei casi dei mariti, e al peggio volgerli.

tindaro

Quando hai tanta baldanza, e non ammaini
le vele del tuo dire, e tal risposta
mi dài, che attrista il cuore mio, mi provochi
la tua morte a voler: bella un’aggiunta
sarà questo all’ufficio ond’io qui venni,
d’ornar la tomba alla mia figlia. Al popolo
d’Argo adunato andrò, convincerò
la città, non contraria, anzi concorde,
che tu sotto le pietre espii la colpa,
con tua sorella insieme: ella di morte
è più degna di te, ché t’inasprí
contro la madre, che alle orecchie sempre
giungere ti facea nuove infestissime,
Agamènnone apparso a lei nel sogno,
e le nozze d’Egisto — in odio l’abbiano
i Numi inferni, come odio riscossero
anche quassù — finché fu, senza vampa
d’Efesto, arsa la casa. E questo inoltre
dico a te, Menelao: se conto alcuno
del parentaggio mio fai, del mio sdegno,
non difender costui del suo misfatto
contro il volere dei Celesti: lascia
che lapidato sia dai cittadini,

Euripide - Tragedie, VI - 12