Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/158


ORESTE 155


oreste

L’arco di corno dammi, il Febèo dono
onde mi disse Apollo di respingere
le Dee, se col delirio m’assalissero!

elettra

Potrà mano mortal ferire un Nume?

oreste

Sí, se dal guardo mio lungi non va!
Or non m’udiste? Non vedete i dardi
che già dall’arco saettante volano?
Ehi, ehi!
Indugiate? Per l’ètra a volo alzatevi!
Date colpa agli oracoli di Febo.
Ehi, ehi!
Perché vaneggio, e dei polmoni l’alito
s’ingrossa? Dove, dove son balzato
fuor dalle coltri? Dopo la tempesta,
la bonaccia rivedo. E che, sorella?
Nascondi il capo sotto il peplo, e piangi?
Io mi vergogno, ché dei miei travagli
partecipe ti rendo, e ad una vergine
l’affanno addosso dei malanni miei.
Per il mio mal non struggerti: lo scempio
certo approvasti; ma il sangue materno
solo io versai. Dò colpa al Nume ambiguo,
che pria m’indusse ad un misfatto empissimo,
ed a parole poi mi die’ conforto,