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LE TROADI 145

e non serrarti al figlio; e i tuoi tormenti
nobilmente sopporta. Alcun soccorso
tu qui non hai. Considera. Perduto
hai lo sposo e la patria, e schiava sei;
e noi capaci siamo di combattere
contro una donna sola. Ond’io t’esorto
che tu lite non cerchi, e non commetta
atto veruno indecoroso o basso,
e neppure agli Achei scagli rimproveri.
Ché, se tu dici motto onde l’esercito
s’adiri, privo resterà di tomba,
di nenie, il figlio tuo: se muta, in pace
sopporterai le tue sciagure, il figlio
non lascierai senza sepolcro, e piú
benigni a te ritroverai gli Achivi.
andromaca
○ carissimo, o tu sopra ogni cosa
adorato figliuolo, or la tua madre
misera lascierai, morrai per mano
dei tuoi nemici; e ucciso la grandezza
di tuo padre t’avrà che agli altri suole
recar salute; e fu quel suo valore
per te retaggio inopportuno. O letto
mio sventurato, o nozze, o casa d’Ettore,
dove un giorno entrai sposa, e non perché
vittima un figlio procreassi ai Dànai,
ma un sovrano alla fertile Asia. O figlio,
tu piangi: intendi la sciagura tua?
Perché t’afferri con le mani a me,
stringi le vesti mie, come augelletto
ripari sotto l’ali mie? Dal suolo