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RESO 7


          Un giogo d’oro costringeva i colli
          di due puledri piú che neve candidi:
          di fregi d’oro impresso, sovra gli omeri,
          mandava lampi uno scudo di bronzo.


Lo scintillio di quest’armi (ἔλαμπε dice il testo) non poteva esser provocato se non da fiaccole. Onde sorge alla nostra fantasia l’immagine di tutto un esercito che scorre, come dice espressamente il poeta (ῥέων στρατὸς ἔστειχε) per il bosco a guisa di torrente, sprizzando dai metalli innumerabili lampi.

E giunge Reso; e il coro commenta:

          Vedi l’armi, che d’oro fulgenti
          le sue membra riparano.


Anche qui, dunque, baglior di fiaccole. E alla fine della scena si rievoca l’idea delle tenebre.

ettore
          Accampatevi, adesso: è notte: il luogo
          ora ti mostro ove potran le schiere
          tue pernottare, dalle mie divise.


E segue un brano del coro, tessuto, come molti dei canti corali del dramma greco, comico e tragico, sopra un ordito di verità, sui gridi e i richiami delle scolte per un cambio di guardia. E cosí, mosso su questa ondulazione amebèa, riesce di vivacità e di levità incomparabili.

Tutte le stelle del cielo sono visibili ad una ad una: quelle che brillarono su la prima vigilia stanno per discendere sotto il limite dell’orizzonte, e le Pleiadi e l’Aquila veleggiano nel mezzo del cielo. Un tale trionfo siderale ci conduce nella