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6 | EURIPIDE |
95 - ettore.
Tutta la notte ardono fiamme, e penso
che il dí novello attendere non vogliano,
bensí le navi a quel bagliore ascendere.
126 - enea.
Se proprio
volgono a fuga, su l’argivo esercito
noi piomberemo: se un’insidia invece
questa notturna luminaria asconde,
dal nostro esplorator la frode appresa,
terrem consiglio.
135 - coro.
Per qual ragione sopra il naviglio
degl’inimici, di tanti lumi scintilla il fuoco?
C’è, per la logica, ripetuto con grande insistenza, l’ovvio suggerimento che, se ardono i fuochi, dunque è notte. Ma, inoltre, in ogni sensibilità s’insinua, sia pure inavvertito, il richiamo complementare, dal giallo delle fiamme al nero dell’ombra.
E questa pittura di buio e di fuochi, quasi presente sulla scena, per virtú delle parole evocatrici, trova il suo parallelo e il suo complemento nella mirabile descrizione che il pastore d’Ettore fa dell’esercito di Reso che irrompe notturno fra le boscaglie:
tra le boscaglie
giunse di notte, e gran terrore infuse
in noi bifolchi.
Ed ecco lo stesso Reso: