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LE TROADI 125

morian le donne vedove, di figli
orbi i parenti, che nutriti i pargoli
avean per altri, e sulle tombe loro
nessuno verserà sangue di vittime.
L’elogio è tal che merita l’esercito.
Meglio tacere è poi le turpitudini:
né la mia Musa cantatrice tale
divenga mai, che le sozzure memori.
Ed i Troiani, invece, pria morirono,
fulgida gloria, per la patria; e quelli
che la lancia abbatteva, addotti spenti
alle lor case dagli amici, involucri
nel patrio suolo ebber di terra, e il tumulo
estrusse allor chi lo voleva. E quanti
morîr dei Frigi nella pugna, in casa,
giorno per giorno, con le spose e i figli,
gioia agli Achivi sconosciuta, vissero.
Ed il destino d’Ettore, che lugubre
ti sembra, odi qual fu. Morí, poi ch’ebbe
fama d’eroe conquisa; e ciò gli fecero
gli Achei, venendo a Troia: ov’essi fossero
restati in patria, il suo valor sarebbe
rimasto ignoto. E Paride, la figlia
sposò di Giove: senza quelle nozze,
del parentado niun parlato avrebbe.
coro
Come dei mali tuoi soavemente
ridi, ed intoni cantici, che certo
il tuo stesso cantar falsi dimostra.