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102 EURIPIDE

protettor della casa, procombé
sopra i gradini spento Priamo; e l’oro
e le spoglie dei Frigi a gran dovizia
mandan gli Achivi alle lor navi, e attendono
da poppa il vento, sí che veder possano,
dopo che dieci volte i campi furono
già seminati, le lor mogli e i pargoli,
gli Elleni che contro Ilio in guerra mossero.
Ora io, poiché m’han vinto, Era, la diva
d’Argo, ed Atena, ch’an distrutti i Frigi,
Ilio illustre ed i miei templi abbandono:
ché quando incombe sopra una città
solitudine trista, il culto langue
dei Numi, onore aver piú non potrebbero.
Echeggia lo Scamandro pei fitti ululi
delle captive, designate a sorte
ai vincitori: agli Arcadi ed ai Tèssali
queste, quell’altre ai príncipi d’Atene,
figliuoli di Tesèo. Quelle Troiane
per cui la sorte non fu tratta, sotto
a queste tende, riserbate ai príncipi
dell’esercito stanno; e la Tindàride
Elena, la spartana, è insiem con esse:
captiva, a dritto, è giudicata anch’essa.
E se qualcuno vuol mirar la misera
Ecuba, è questa, a questa soglia innanzi,
che assai lagrime versa, e n’ha ben donde:
ché la sua figlia Polissèna è morta
miseramente, tristamente, sopra
il tumulo d’Achille: è morto Priamo,
son morti i figli, e Cassandra, la vergine,
cui spinse Apollo a delirare oracoli,
ogni pietà dei Numi, ogni rispetto