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Il razionalismo. Per esempio, Copreo annunzia che Euristeo è già alla testa del suo esercito alle frontiere di Megara. E ciò per giustificare il suo prontissimo arrivo, appena conosciuta la repulsa di Demofonte. Eschilo non pensava a spiegare come mai, súbito dopo il messaggio dei fuochi, nella scena seguente, potesse già esser giunto, da Troia ad Argo, il messaggero dei Greci. E faceva bene.

E la tendenza sofistica. Alcmena, per uccidere Euristeo, e insieme rispettar le leggi d’Atene che proibivano d’uccidere un nemico preso in battaglia, dice:

                         l’ucciderò,
ed agli amici renderò la salma,
che giungano a cercarla. E rispettate
cosí le leggi avrò d’Atene, ed egli
scontata con la morte avrà la pena.

Massime a questo punto, il sofisma è odioso. E qui, come in mille altri luoghi, l’indulgere a un vezzo essenzialmente stilistico, danneggia e offusca lo spirito medesimo del lavoro.

E gli apoftegmi di amarissima filosofia della vita. Dice Macaria, in punto di morte:

                                    ove sotterra
qualche cosa pur sia; ma forse meglio
se non ci fosse.

E non meno piena di dolorosa esperienza è la sentenza di Iolao a proposito della viltà d’Euristeo:

          in questo punto anche si pecca
nel giudicar chi vive in auge: in lui
alto cuor si presume; e reputiamo
l’avventurato in ogni arte maestro.