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302 EURIPIDE

nel tuo tempio, ch’è in mezzo della terra, ai mortali
compartisci gli oracoli dai santi penetrali.

Antistrofe

Or, poi ch’egli di Gea la figlia, Tèmide,
scacciò da Pito, Terra le notturne fantasime
generava dei sogni,
onde molti degli uomini
scienza aveano d’ogni
cosa, quante ne furono,
ne saranno, e ne sono, allor che tènebre
copriano e sonni e talami.
E invase invida furia
della figlia bandita il cuor di Gea;
e a Febo il pregio oracolar togliea.
E il Dio corse in Olimpo rapido, e la man parvola
stesa di Giove al trono, lo pregò che, sopito
della Diva il corruccio,
dei Sogni fine avessero le visioni di Pito.
E rise il padre, che sí presto un pargolo
bramasse i pingui culti; e, il crine scosso,
dei sogni alle parvenze impose un termine.
E dei notturni oracoli
il culto fu dagli uomini rimosso.
Il suo pregio fatidico
riebbe il Nume ambiguo;
e sul celebre trono, mèta dei peregrini,
tornò fiducia agli uomini nei responsi divini.