ifigenia
O cuore, o cuore mio temerario!
Disegno io feci d’orrido scempio,
d’orrido scempio! Tu mio germano,
fra poco vittima cadevi, d’empio
colpo ferito da questa mano!
Di tali eventi, qual sarà l’esito?
Come Fortuna vorrà soccorrermi?
Qual via trovare, che tu, fuggendo questo supplizio,
questa contrada,
riveder possa l’argiva patria,
pria che il tuo sangue sfiori la spada?
Cercarla, o cuore, conviene, o povero
mio cuore, a te.
La via di terra piú che il naviglio,
conviene, e l’impeto forse dei pie’?
Ma, per impervie strade, e per barbare
tribú movendo, muovi alla morte.
Se poi fuggire vuoi fra l’angustie
delle cerulee rupestri porte,
lungo è il cammino.
Misera me, misera me!
Quale dei Numi, quale degli uomini,
sarà, qual passo fra impervi tramiti
schiuso inatteso, che dai pericoli
noi, degli Atridi
soli superstiti, lontano guidi?
coro
Meraviglioso, e a dirlo inverosimile
è quanto io non udii narrar, ma vidi!