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IFIGENIA IN TAURIDE 269

il labbro geme
pianto dagli occhi tuoi, sgorga, dai miei.

ifigenia

Questo io lasciavo, poppante ancora,
pargolo pargolo, nella dimora
mia, fra le braccia della nutrice.
Cuor mio, felice piú che non si dice,
non par credibile simile evento,
piú prodigioso d’ogni portento!

oreste

Vita prospera ognor lieta ci stringa!

ifigenia

Deh, quale, amiche, gioia inattesa!
Timor m’assale
che dalle mani mi sfugga, in aria
spiegando l’ale.
A te sia resa
grazie, o ciclopia
stanza, o mia patria, Micene cara!
Tu desti il vivere,
nutristi questo mio consanguineo,
ch’or la paterna casa rischiara.

oreste

Sorella, alta progenie a noi la sorte
prescrisse, e vita piena di sciagure.