il labbro geme
pianto dagli occhi tuoi, sgorga, dai miei.
ifigenia
Questo io lasciavo, poppante ancora,
pargolo pargolo, nella dimora
mia, fra le braccia della nutrice.
Cuor mio, felice piú che non si dice,
non par credibile simile evento,
piú prodigioso d’ogni portento!
oreste
Vita prospera ognor lieta ci stringa!
ifigenia
Deh, quale, amiche, gioia inattesa!
Timor m’assale
che dalle mani mi sfugga, in aria
spiegando l’ale.
A te sia resa
grazie, o ciclopia
stanza, o mia patria, Micene cara!
Tu desti il vivere,
nutristi questo mio consanguineo,
ch’or la paterna casa rischiara.
oreste
Sorella, alta progenie a noi la sorte
prescrisse, e vita piena di sciagure.