Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/260


IFIGENIA IN TAURIDE 257


sulle fatiche d’Ilio, sul ritorno
degli Achei, su Calcante, il vate insigne.
E il nome pronunciò d’Achille. E come
compiangeva Agamènnone! E mi chiese
della sua sposa e dei suoi figli. Certo
è nata lí, questa fanciulla, è d’Argo;
Certo, se no, non manderebbe lettere,
né chiesto avrebbe se la sorte d’Argo
prospera, come d’un suo stesso bene.

pilade

M’hai prevenuto: ciò che dici stavo
per dire io, tranne un punto. Che dei principi
son le vicende a tutti note, ch’abbiano
qualche rapporto con le genti. Ma
anche un nuovo pensier m’è sopraggiunto.

oreste

Quale? Dimmelo, e piú ti sarà chiaro.

pilade

È turpe cosa che tu muoia, ed io
vegga la luce. Navigammo insieme,
e insiem con te devo morire. E fama
avrò di tristo e di codardo in Argo,
e per tutti i valloni della Fòcide.
E i piú diranno — ché son tristi, i piú —
ch’io t’ho tradito, e mi son posto in salvo
da solo in patria: oppur, che, profittando

Euripide - Tragedie, IV - 17