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GLI ERACLIDI 23

dall'are dei tuoi Numi a forza espulsi,
dalla tua terra andar banditi: turpe
per te, per tutta la città sarebbe,
se consanguinei tuoi, fuggiaschi, supplici,
— oh culmini di mal, guardali guardali! —
fosser di qui strappati a forza. No,
te ne scongiuro, alle ginocchia serto
delle mie man ti faccio, pel tuo volto,
non disdegnar di tendere la mano
misericorde sopra i figli d’Ercole,
sii tu parente loro, amico loro,
padre, fratello, re: tutto vai meglio
che degli Argivi in signoria cadere.

coro

Di costoro, o signore, abbi pietà,
delle loro sciagure: ora ho ben visto
che nobiltà di sangue è sopraffatta
dalle sciagure. Indegnamente soffrono
questi, che pur da sommo padre nacquero.

demofonte

Tre vie di riflessione a non respingere
quello, Iolao, che chiedi, mi costringono.
Giove onde tu sull’ara siedi, e questa
turba d’implumi, è l’argomento massimo;
poi vien la parentela, e il vecchio debito,
ch’ò di beneficar, mercè del padre,
questi fanciulli; e poi l’onore a cui
piú che ad ogni altra cosa aver riguardo
convien: ché se quest’ara io lascerò